Ci arriva da Luisa La Via, Esperta in Sviluppo delle Risorse Umane nel mondo del lusso e Leadership Coach, un interessante contributo sul tema dell’integrazione che pubblichiamo con grande piacere.
Quando una azienda ha come obiettivo la propria crescita attraverso l’apertura a nuovi mercati, deve necessariamente confrontarsi con due aspetti della stessa medaglia: l’integrazione delle diverse culture che si incontrano (confronto con l’esterno) e la gestione del cambiamento (confronto al proprio interno).
Per quanto riguarda l’internazionalizzazione, e quindi l’incontro con diverse culture (confronto con l’esterno), si può decidere di adottare un approccio da “colonizzatori” o da “pionieri”.
Il “colonizzatore” da per scontato che ciò che ha funzionato bene a casa propria funzionerà per certo nel paese e con la cultura che si incontrerà. Di conseguenza esporterà procedure, sistemi, processi, linguaggi, “usi e costumi” propri cercando di convincere gli altri della efficacia dei propri metodi. Il suo approccio comporterà tutt’al più la formazione dei nuovi colleghi, al più presto possibile, su sistemi, processi etc. che consentano alla macchina organizzativa di funzionare efficacemente in tempi brevi.
Il ”pioniere”, animato dalla curiosità e dal desiderio di conoscere nuovi orizzonti partirà con l’idea che dall’incontro con culture diverse potrà nascere qualcosa di nuovo, non conosciuto, che permetterà di ottenere i risultati desiderati con metodologie condivise. Tali metodologie rispetteranno la realtà locale e come tali consentiranno di adottare le soluzioni più adatte alla cultura del luogo velocizzando l’integrazione dei sistemi, rendendoli comprensibili e utilizzabili facilmente da tutti.
Il colonizzatore non chiede, dà per scontato, trasferisce informazioni e non prevede domande né proposte. Giudica, valuta e utilizza stereotipi per classificare la nuova realtà.
Il pioniere studia il nuovo, fa domande, propone, chiede il contributo degli altri e lo ottimizza integrandolo. Sospende il giudizio, chiede spiegazioni, riflette, cerca soluzioni condivise per conoscere e capire la nuova realtà.
Come prepararsi invece a gestire l’ importante processo di cambiamento al proprio interno? (Confronto con l’interno).
Si tratta qui di preparare al cambiamento coloro che saranno impattati da e dovranno occuparsi di “integrazione delle nuove culture”. Il cambiamento va preparato, mai improvvisato e per essere efficace e indolore deve prevedere il coinvolgimento di tutti gli “Stakeholder”. Tutti infatti saranno messi a conoscenza degli obiettivi e delle strategie, ognuno per il proprio livello di responsabilità e per il grado di reale coinvolgimento. Sarà inoltre necessario non tanto e non solo conoscere usi e costumi dei nuovi paesi con i quali ci si troverà a collaborare ma soprattutto allenare alla curiosità, all’apertura verso l’altro, a fare domande ad adottare quindi uno spirito da “pioniere” se vogliamo rifarci alla nostra definizione iniziale.
Studi e ricerche di vari autori (Hofsteede, Milton Bennet per citarne alcuni), ma soprattutto l’esperienza, mi hanno insegnato che l’approccio da “pioniere” è quello che garantisce i migliori successi soprattutto duraturi e quindi sostenibili. E’ una opportunità cruciale, per l’Azienda che la sa cogliere con entusiasmo e senza paura, che permette la crescita dell’organizzazione di pari passo con quella dei suoi dipendenti, generando motivazione ed “Engagement” e quindi raggiungimento e miglioramento dei risultati.
L’incontro tra culture, se ci si arriva preparati, apre la mente, facilita l’apprendimento e ci rende più flessibili. E’ una crescita arricchente per tutti!
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